lunedì 30 gennaio 2017

Addio, Adieu, Adios agli Erasmus...


 (traduction dans les commentaires/traduccion en los comentarios)

E un altro Erasmus è passato, il tempo bussa alla porta per risvegliarmi da un altro sogno. Non ho voglia di svegliarmi, vorrei rigirarmi sul fianco e continuare a dormire.
Purtroppo, però, non c'è modo di posticipare la sveglia.

Ogni Erasmus è stato un sogno meraviglioso, completamente diverso, difficilmente comparabile, ma ugualmente intenso.
Ma, forse come ogni sogno, ha i suoi rischi, da accettare fino in fondo, a volte con più coraggio di quello che pensavamo servisse.

Andarsene di casa è un rischio: non sappiamo chi troveremo, se piaceremo, se ci piaceranno le persone che incroceremo nel nostro cammino.

Un Erasmus è il rischio di non sentirsi “il tipo adatto”, è la voglia di cambiare, di essere diversi.
È la bizzarra sorpresa di accorgersi che in realtà non puoi impedirti di essere te stesso.
È la meraviglia inaspettata di incontrare qualcuno a cui piacerai esattamente per come sei.

Un Erasmus è il rischio di sentirti un alieno, quando dichiari che non ti piace il vino, di qualunque colore, prezzo, qualità esso sia.
È la fortuna di scoprire che la birra allungata con la limonata non è male, così da sembrare un po' meno alieno al bar, nel momento delle ordinazioni.

Un Erasmus è accettare la sfida di parlare in un'altra lingua, è prendere il rischio di non essere capiti, di essere subito individuati come stranieri a causa dell'accento.
È l'insoddisfazione di non essere allo stesso livello, il rischio che a volte manchino le parole per dir ciò che si vorrebbe o per dirlo come si vorrebbe. È il rischio di rendersi conto di essere adulti che parlano come bambini.
È lo sforzo di essere umili per accettare le correzioni, quando nessuno oserebbe correggerti nella tua lingua madre.

Un Erasmus è il rischio di ingrassare, perché la cucina degli studenti è a base di carboidrati. Ma al tempo stesso è la sfida a non cedere, è lo sforzo di trattarsi bene anche culinariamente.
È la felicità di vedere la bilancia segnare dei chili in meno rispetto alla partenza.

L' Erasmus è il rischio di vedere la media universitaria abbassarsi. È la consapevolezza che, se anche fosse, in fondo non te ne importerebbe più di tanto. Ed è la determinazione a dimostrare a tutti che non solo si può impedirne il calo, ma si può persino alzarla!
L' Erasmus è il rischio di innamorarsi di una città, di una lingua, di culture diverse e sentire che un po' ti hanno plasmato… e che resteranno in un angolo della tua mente, e tu ne sentirai la mancanza.
L' Erasmus è, in fondo, il rischio di scoprire cos'è la nostalgia.

L' Erasmus è assumersi il rischio di aprire il cuore a nuovi sorrisi, a nuovi volti, a nuovi sentimenti. Aprire il cuore e scoprire che c'è ancora spazio. Aprire il cuore e chissà, decidere di affidarne uno spicchio a chi è riuscito ad entrarci.
L' Erasmus è lo strazio di un abbraccio di addio e la speranza di un sussurrato “ a presto!”.

L' Erasmus è il rischio di tornare, di trovare che nulla a casa nostra è cambiato, salvo noi stessi; c'è il rischio di accorgerci che certamente siamo utili, ma non siamo imprescindibili.
L' Erasmus è la felicità di scoprire che qualcuno a casa ci stava aspettando. E che qualcun altro, in altri luoghi, ci aspetterà.

Grazie a chi ha condiviso, nel poco e nel tanto, questi sogni con me.