(traduction dans les commentaires/traduccion en los comentarios)
E un altro Erasmus è passato, il tempo bussa alla porta per risvegliarmi da un altro sogno. Non ho voglia di svegliarmi, vorrei rigirarmi sul fianco e continuare a dormire.
E un altro Erasmus è passato, il tempo bussa alla porta per risvegliarmi da un altro sogno. Non ho voglia di svegliarmi, vorrei rigirarmi sul fianco e continuare a dormire.
Purtroppo,
però, non c'è modo di posticipare la sveglia.
Ogni
Erasmus è stato un sogno meraviglioso, completamente diverso,
difficilmente comparabile, ma ugualmente intenso.
Ma,
forse come ogni sogno, ha i suoi rischi, da accettare fino in fondo,
a volte con più coraggio di quello che pensavamo servisse.
Andarsene
di casa è un rischio: non sappiamo chi troveremo, se piaceremo, se
ci piaceranno le persone che incroceremo nel nostro cammino.
Un
Erasmus è il rischio di non sentirsi “il tipo adatto”, è la
voglia di cambiare, di essere diversi.
È
la bizzarra sorpresa di accorgersi che in realtà non puoi impedirti
di essere te stesso.
È
la meraviglia inaspettata di incontrare qualcuno a cui piacerai
esattamente per come sei.
Un
Erasmus è il rischio di sentirti un alieno, quando dichiari che non
ti piace il vino, di qualunque colore, prezzo, qualità esso sia.
È
la fortuna di scoprire che la birra allungata con la limonata non è
male, così da sembrare un po' meno alieno al bar, nel momento delle
ordinazioni.
Un
Erasmus è accettare la sfida di parlare in un'altra lingua, è
prendere il rischio di non essere capiti, di essere subito
individuati come stranieri a causa dell'accento.
È
l'insoddisfazione di non essere allo stesso livello, il rischio che a
volte manchino le parole per dir ciò che si vorrebbe o per dirlo
come si vorrebbe. È il rischio di rendersi conto di essere adulti
che parlano come bambini.
È
lo sforzo di essere umili per accettare le correzioni, quando nessuno
oserebbe correggerti nella tua lingua madre.
Un
Erasmus è il rischio di ingrassare, perché la cucina degli studenti
è a base di carboidrati. Ma al tempo stesso è la sfida a non
cedere, è lo sforzo di trattarsi bene anche culinariamente.
È
la felicità di vedere la bilancia segnare dei chili in meno rispetto
alla partenza.
L'
Erasmus è il rischio di vedere la media universitaria abbassarsi. È
la consapevolezza che, se anche fosse, in fondo non te ne
importerebbe più di tanto. Ed è la determinazione a dimostrare a
tutti che non solo si può impedirne il calo, ma si può persino
alzarla!
L'
Erasmus è il rischio di innamorarsi di una città, di una lingua, di
culture diverse e sentire che un po' ti hanno plasmato… e che
resteranno in un angolo della tua mente, e tu ne sentirai la
mancanza.
L'
Erasmus è, in fondo, il rischio di scoprire cos'è la nostalgia.
L'
Erasmus è assumersi il rischio di aprire il cuore a nuovi sorrisi, a
nuovi volti, a nuovi sentimenti. Aprire il cuore e scoprire che c'è
ancora spazio. Aprire il cuore e chissà, decidere di affidarne uno
spicchio a chi è riuscito ad entrarci.
L'
Erasmus è lo strazio di un abbraccio di addio e la speranza di un
sussurrato “ a presto!”.
L'
Erasmus è il rischio di tornare, di trovare che nulla a casa nostra
è cambiato, salvo noi stessi; c'è il rischio di accorgerci che
certamente siamo utili, ma non siamo imprescindibili.
L'
Erasmus è la felicità di scoprire che qualcuno a casa ci stava
aspettando. E che qualcun altro, in altri luoghi, ci aspetterà.
Grazie
a chi ha condiviso, nel poco e nel tanto, questi sogni con me.